giovedì 21 giugno 2018
Citroen: le origini della 2CV
Citroen: le origini della 2CV
Già dalla fase di progettazione la Citroen 2CV fu un’auto decisamente originale e dotata di soluzioni geniali.
Ci sono vetture che hanno fatto la storia e che ancora oggi sono molto apprezzate dagli appassionati, auto destinate ad un pubblico vasto e per questo entrate a gran voce nell’immaginario collettivo. Chiaramente non poteva mancare in questo elenco un modello nato da un’ardita scommessa tecnica come la Citroen 2CV.
Nello specifico, André Lefebvre, ingegnere aeronautico con un buon passato da pilota, doveva realizzare una nuova auto che doveva essere una sedia a sdraio sotto un ombrellone, con quattro ruote, capace di portare due contadini e le loro mercanzie nel massimo della sicurezza e del confort, secondo i dettami Citroen.
Ma doveva anche costare poco ed essere riparabile coi ferri con cui si aggiustava il trattore. Ma non era tutto, perché, nel lontano 1936, l’auto doveva consumare non più di quattro litri per cento chilometri, doveva essere facile da guidare e stabile su qualsiasi tipo di strada.
Una sfida ardua per Lefebvre che partì da un foglio bianco per realizzare quella che inizialmente si chiamava la TPV, acronimo di Toute Petite Voiture, o vettura piccolissima. Tra le soluzioni adottate troviamo una nuova sospensione per andare su ogni tipo di strada, anche dove finiva, un motore boxer bicilindrico raffreddato ad aria ispirato a quello delle motociclette per ridurre le vibrazioni e consumare 4 litri per cento chilometri.
Quindi, per risparmiare ulteriormente sui costi la vettura fu progettata con la capote in tela. I primi prototipi della TPV furono realizzati in lega di magnesio, con carrozzeria in duralluminio, una lega aeronautica più resistente e con deformazione al calore ridotta rispetto all’alluminio.
Poi, per via della tendenza del magnesio ad incendiarsi, il telaio tornò alle normali leghe ferrose, restando comunque leggerissimo grazie alla struttura che anticipava quella dei pannelli a nido d’ape.
La TPV continuò ad essere sviluppata anche durante la guerra, seppur in maniera non ufficiale, ne venne fuori una vettura leggerissima con un motore di 375cc capace di coprire 100 chilometri con tre litri di benzina, un’auto con sospensioni flessibili, capace di andare quasi ovunque e caratterizzata dal grande tetto in tela che andava dal parabrezza anteriore al paraurti posteriore per facilitare le operazioni di carico. Così, in pratica, nacque quella che poi è diventata la mitica 2 Quindi, per risparmiare ulteriormente sui costi la vettura fu progettata con la capote in tela. I primi prototipi della TPV furono realizzati in lega di magnesio, con carrozzeria in duralluminio, una lega aeronautica più resistente e con deformazione al calore ridotta rispetto all’alluminio.
Poi, per via della tendenza del magnesio ad incendiarsi, il telaio tornò alle normali leghe ferrose, restando comunque leggerissimo grazie alla struttura che anticipava quella dei pannelli a nido d’ape.
La TPV continuò ad essere sviluppata anche durante la guerra, seppur in maniera non ufficiale, ne venne fuori una vettura leggerissima con un motore di 375cc capace di coprire 100 chilometri con tre litri di benzina, un’auto con sospensioni flessibili, capace di andare quasi ovunque e caratterizzata dal grande tetto in tela che andava dal parabrezza anteriore al paraurti posteriore per facilitare le operazioni di carico. Così, in pratica, nacque quella che poi è diventata la mitica 2 cv.
DI VALERIO VERDONE
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