giovedì 24 gennaio 2013
Auto d'elite e non
Le quotazioni di una vettura d’epoca, si sa, non sono soggette alle stesse leggi di mercato di un usato tradizionale poiché v’influiscono fattori diversi, tra cui ad esempio la rarità del pezzo o la possibilità che esso ha di partecipare a gare storiche. E’ scontato che un modello costruito in un numero ridotto di esemplari sia più quotato di un altro, analogo ma prodotto in grande serie; e pure il numero di vetture ancora funzionanti ha la sua importanza. Altre regole sono che la prima serie di ogni modello ha solitamente un valore superiore a tutte le serie successive e che una versione sportiva è più apprezzata di una berlina o di normale produzione. Al di là di tutte queste considerazioni la realtà è ben diversa, e chiunque si sia interessato per acquistare una vettura lo può confermare. Troppo speso si vedono vetture di scarso valore vendute a prezzi elevati o altre, certamente di pregio, proposte a cifre esorbitanti. Periodicamente si assiste poi al fenomeno di quella che noi vogliamo chiamare “auto del momento”, richiestissima a causa di fortuite concomitanze di eventi, dalla vittoria di una gara importante al servizio monografico su riviste specializzate o rubriche televisive del settore, dall’apparizione in un serial TV o in una pubblicità di fascia alta alla preferenza accordata dal personaggio famoso di turno. Il risultato è una richiesta da parte di potenziali clienti largamente non esaudibile, con conseguente inevitabile gonfiamento delle quotazioni che a volte, e per certi modelli, raggiungono livelli veramente improponibili. Citiamo qualche nome di auto: Jaguar, Citroen, Mercedes, Lancia, Porsche (senza specificare i modelli). Complici in parte consapevoli di tale situazione sono alcuni venditori di auto d’epoca, che a volte approfittano del cliente, ancora profano per piazzare auto che non vale il loro prezzo. Il sistema più semplice è quello di proporre un’auto completamente restaurata e ricondizionata. Se è vero che il restauro è un’operazione complessa che richiede molto tempo e perizia, e che normalmente i costi sono elevati e spesso imprevedibili (soprattutto per i privati senza esperienza!) è anche vero che a volte il pezzo finito è proposto a cifre che obiettivamente superano di molto i costi e ricarichi ragionevoli. Ma la colpa non è sola dei commercianti o restauratori. Anche’essi, purtroppo, devono spesso adeguarsi alle richieste/pretese del cliente che vuole vendere la propria auto, e che normalmente intende guadagnare nell’operazione, anche a pochi mesi dall’acquisto. Che fare dunque? Ecco una proposta molto semplice che, se applicata da tutti, potrebbe portare a buoni risultati: il commerciante (onesto) si rifiuti di prendere in carico vetture per le quali la richiesta del proprietario supera le reali quotazioni di mercato e l’acquirente evita di comprare il pezzo troppo caro, anche se da qualche tempo agognato, aspettando con pazienza l’occasione più accessibile e realistica (molto difficile). E’ necessario rendersi conto di tale stato di cose poiché si sta correndo il rischio di causare il blocco del mercato con un ristagno nella compravendita di vetture, e ciò va a tutto discapito in primo luogo degli appassionati, spiazzati da quotazioni slegate dalla realtà, e, non ultimi, degli operatori del settore che si troverebbero di fronte ad un calo consistente nel giro d’affari. Le armi in mano ai collezionisti non sono molte, purtroppo, ma se ben usate possono rilevarsi molto efficaci. Ma il tutto viene meno, se i privati incappano in mano di restauratori approssimativi,(basta vedere con che auto fumanti si presentano ai raduni di marca) con i loro famosi restauri conservativi, dove il prezzo lievita in modo vertiginoso senza poi vedere la qualità soprattutto del restauro, in questi casi che fare? Ma. Ma.
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