domenica 20 gennaio 2013
Guida al Restauro
Chi ha poca esperienza di restauri è indotto a considerare che la parte più impegnativa di tutto il ciclo di lavorazione sia il controllo della meccanica. Così non è. La controllo di un motore è, in linea di massima, un’operazione che nel corso degli ultimi decenni è stata impostata e realizzata con tecniche che hanno rispettato un criterio di continuità per evoluzione e progresso naturale. Un rettificatore, un fresatore, un tornitore esegue con gli stessi criteri e similari modi le stesse operazioni che seguiva proprio padre nella sua officina. I criteri quindi si sono evoluti ma non nella sostanza, né nella forma. Dove il progresso tecnico non c’è di caratteristico aiuto, è nei lavori di carrozzeria. Intendo dire che una carrozzeria corrosa o deformata da urti riparati il più delle volte in modo approssimativo rappresentare il grosso problema di un restauro. Non sono le macchine utensili a ridare le volute forme, a riportare il metallo dove la ruggine, la corrosione l’ha decomposto. Queste ci possono aiutare per tagliare le lamiere elettricamente invece che con le forbici manuali, per curvarle con le calandre o le bordatrici. Nella saldatura i saldatrici elettriche a gas neutro rendono il lavoro più veloce e più sicuro nella durata ma nulla può surrogare la capacità naturale del battilastra provetto, così come nessuna macchina potrà mai sostituirsi a uno scultore nel creare un’opera d’arte. Purtroppo, e qui che sta il nocciolo del problema, la figura del lattoniere è sempre più rara. E’ un personaggio in via di estinzione. I vivai di questi talenti erano, nei tempi passati, le carrozzerie. Sulla figura del lattoniere o battilastra si potrebbero scrivere dei libri. Il loro carattere è difficilmente facile o tranquillo. Sanno da sempre di far parte di un’aristocrazia operaia. Le loro mani diventano col tempo della stessa consistenza del loro attrezzo più abituale: il martello. La loro pelle ma soprattutto le loro dita diventano come martelli, resistenti ai bordi affilati delle lamiere che manipolano; tuttavia devono essere sensibili al tatto da percepire le ondulazioni da spianare o forme da correggere. Un eccellente battilastra deve saper tagliare la lamiera senza sprecarla, poi deve saperla imbutire e modellare sul campione anche senza poter avere un manichino sul quale ribatterla. Per fare ciò è necessaria una rara dote: l’occhio. Avere l’occhio significa possedere la facoltà di percepire le proporzioni di un campione da riprodurre fedelmente, significa percepire simmetrie, appiombi senza il continuo bisogno di ricorrere a dime e altri strumenti di misura. Un lattoniere davvero finito dovrà essere in grado di saper saldare le parti manufatte, siano, si acciaio o alluminio e di fare fissaggi e rifiniture sulla vettura. Ma purtroppo è molto difficile che un lattoniere abbia tutte queste qualità, oltretutto nelle automobili da restaurare c’è sempre tanta ruggine e quindi bisogna asportare tante lamiere corrose. Un bravo battilastra impiega molti anni per diventare provetto e il fatto che nelle carrozzerie moderne tutti i pezzi di ricambio sono a basso costo fa si che questi valenti operai siano sempre più rari. La necessità di non sentirsi “uno qualsiasi” spinge qualche eletto a impegnarsi per imparare e migliorarsi e così, se i casi non abbondano, l’arte e il mestiere non è ancora estinti, ma i veri maestri sono quasi tutti dei nonnetti. Un buon lattoniere deve, prima di tutto, studiare bene la vettura. Esaminarla sotto ogni prospettiva senza superficialità e premura. Deve saperla guardare, vedere le sue linee come un musicista percepirebbe una nota stonata. Non sarà tanto facile trovarlo, con tutte queste doti, dovremo quindi essere noi restauratori, quali registi, a dover conoscere la vettura che desideriamo restaurare, averla nella pelle, saper guidare gli interventi di riparazione e di correzioni di eventuali anomalie. I parafanghi sono la parte più esposta della carrozzeria e quindi più soggetta a urti riparati di solito in modo approssimativo. Fatte delle misure di altezza e larghezza, e distanze dalle ruote, si potranno procedere, in via comparativa, alla confezione di dime in cartone rigido. Con queste si valuterà, con maggiore precisione, in quale punto intervenire ribattendo e correggendo. Se il problema consiste solo nel correggere o ribattere saremo abbastanza fortunati. Vorrà dire che la nostra carrozzeria sarà in buono stato, finendo possiamo solo dire che alla base ci vuole un pizzico di fortuna, nel trovare un buon battilastra, affidarsi a un buon restauratore non improvvisato, soprattutto onesto, capace di conoscere l’auto, la sua storia, la sua tecnica, il suo funzionamento. Ma!Ma! Ma!Ma, ci sarà? Auguri .
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